INTERVISTA A TIMOTHÉE DE FOMBELLE

Il salone del libro di Parigi festeggia i suoi primi 30 anni con trenta
paesi invitati, un giro nel mondo letterario che si frammenta in diversi
universi tra cui quello dedicato alla letteratura per ragazzi.

Tra i vari successi letterari, presenti in questa edizione, spicca Vango (Gallimard
Jeunesse) di Timothée de Fombelle. In Italia ha pubblicato, tra l’altro,
Tobia I – Un millimetro e mezzo di coraggio e Tobia II – Gli occhi di
Elisha (San Paolo ed. ).


É appena uscito il suo ultimo romanzo, Vango per Gallimard Jeunesse,
in cosa si distingue da Tobia?

Tobia vive in un mondo ridotto e io avevo voglia di far esplodere il suo
microuniverso. Vango rappresenta la mia voglia di scendere dall’albero, di
respirare l’aria di mare, di libertà, di spazio e avventura. Questa storia percorre
tutti i continenti, passa anche per la Sicilia, a Salina, dove ho trascorso 4 mesi
scrivendo la storia. Vango vive, durante tutta la metà del ventesimo secolo,
come una lunga cavalcata che niente e nulla fermerà.
Anche per Vango, come per Tobia, ci sarà un secondo tomo. È una
scelta editoriale o letteraria?

Uno dei punti forti su cui si basa la mia struttura narrativa è l’attesa, la
curiosità di scoprire il dopo. Non voglio far passare più di un anno tra un libro e
un altro, credo sia una tortura per il lettore aspettare il seguito. Mi piace
passare del tempo con i miei personaggi dopo che li ho abbandonati alla fine
del primo volume, adoro ritrovarmi con loro in una sorta di riunione di famiglia
che durerà il tempo di un’altra storia, dove si riparte da zero, dove si deve di
nuovo convincere.
Tobia, che è stato tradotto in 28 lingue, ha avuto un gran successo
anche in Italia. Tobia Lolness, questo personaggio, che vive in un
mondo in miniatura all’interno di una grande quercia, come nasce?

Tobia è un personaggio che vive in me da sempre. Prima scrivevo per il teatro
così Tobia è nato prima di tutto in uno spazio teatrale poi non stava più nei
limiti del teatro ed è diventato il mio primo romanzo. Il tema è legato alle
capanne sugli alberi che costruivo da piccolo, all’amore per la natura e per
l’immaginario. Quei momenti fanciulleschi li ho conservati in me come un
fuocherello che ho continuato ad alimentare con un leggero soffio per impedire
che si spegnesse. Nel raccontare questa storia a tutti avevo paura che questo
fuoco si spegnesse, invece per fortuna, non è stato così.
La natura è sempre presente nelle sue storie, ce ne parla?
Il mio approccio con la natura è di curiosità e rispetto, mi capita ancora oggi di
fare erbari. L’atto narrativo nasce da un’esigenza di catturare il lettore, di
trascinarlo in un’avventura, nel vortice di un intrigo, ma è anche vero che
durante la creazione mi scontro con le mie inquietudini più profonde e tra
queste c’è la natura e la fuga. In Tobia mi sono lasciato crogiolare
nell’immaginario e solo poi mi sono reso conto che mi scontravo con delle
problematiche quotidiane, tra queste l’ecologia. L’albero in Tobia diventava
fragile e circondato da pericoli a quel punto il parallelo con le inquietudini
legate all’ecosistema mi sono sembrate esplicite. La natura è presente anche
nel mio ultimo romanzo, Vango, ma in maniera diversa, è un’ode alla natura.
Oggi siamo nella ricerca disperata di chi salverà il nostro pianeta.
Crede che la letteratura possa avere un peso determinante nella scelta
di una soluzione?

Credo poco ad una soluzione finale ed unica, credo di più a delle
microsoluzioni. In Italia ho appena pubblicato Tu sei il mio mondo (San Paolo
ed.). È la storia di una ragazza, Celeste, che ha sul suo corpo tutte le ferite che
abbiamo inflitto alla terra. Certo è una metafora, ma se il pianeta fosse un
essere vivente, in questo caso una ragazza di 14 anni e la vedessimo
barcollare, in fin di vita, rimarremmo senza far niente? Certo che no! Il pianeta
siamo tutti noi! Per concludere sento dire che la letteratura oggi trasuda troppa
emotività, ma la letteratura deve e può trasmettere emozioni, e lei che può
andare dritta al cuore, fare da specchio al mondo.
I suoi testi teatrali si rivolgono ad un pubblico di adulti mentre i suoi
romanzi arricchiscono la letteratura per ragazzi. Questi due universi
sono separati o c’è un ponte che li unisce?

Certo c’è un ponte tra i romanzi e gli scritti teatrali. Nei romanzi i dialoghi
rispecchiano la mia passione per il teatro. Inoltre la dimensione visiva del
teatro è molto presente nelle mie storie per ragazzi. Questi due mondi si
arricchiscono reciprocamente, infatti da quando sono passato alla narrativa
anche la mia drammaturgia è cambiata, ha un respiro più vasto. Inizialmente
ero un autore intimista oggi ho voglia di aprirmi per raccontare.
Progetti?
Una grande casa di produzione cinematografica anglo-americana mi ha chiesto
di scrivere la sceneggiatura di Tobia, quindi il seguito di Vango dovrà aspettare
un po’, ma non troppo.

Livia De Leoni

Author: admin

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