Fino a settembre, al MAMC di Saint-Etienne un confronto tra le opere della collezione del museo con quelle della donazione di Liliane e Michel Durand-Dessert, galleristi che dal 1975 al 2004 hanno sostenuto con lungimiranza e impegno la creazione contemporanea
Alice Springs, Liliane et Michel Durand Dessert dans leur galerie parisienne, vers 1978
“Double Je” è una mostra singolare che presenta oltre 180 opere e una cinquantina di pubblicazioni della collezione di Liliane e Michel Durand-Dessert e donata di recente al Musée d’art moderne et contemporain di Saint-Étienne. Il percorso mette a confronto opere della collezione museale con quelle della donazione, e ripercorre al contempo la storia di questi due rinomati galleristi d’arte che, dal 1975 al 2004, hanno sostenuto con lungimiranza e impegno la creazione contemporanea anche in periodi di magra per il mercato dell’arte. Clio, Urania, Melpomene, Talia, Tersicore, Erato, Calliope, Euterpe e Polinnia, le muse di Apollo, come numi tutelari, denominano le sezioni dell’esposizione che si disloca lungo mille mq e dove s’incrociano oltre quaranta artisti come Beuys, Richter, Hilliard, Boetti, Merz, Kounellis, Lavier, Tatah o Garouste. Questi coprono la creazione dagli anni ’60 agli anni ’90, passando per l’Arte Concettuale, Arte Povera o Radicale come pittura, scultura, installazione, fotografia, libri e mail art, e via dicendo. Curata da Alexandre Quoi, capo del dipartimento scientifico del museo, la mostra gioca sulla figura del doppio, Double Je, appunto. Presente nell’arte sin dall’antichità, il doppio porta in sé il seme dell’illusione, del paradosso, della trasformazione come della dualità. I See a Black Light (inchiostro stampato su tela, 1987) di John Hilliard (Lancaster, 1945), opera faro della mostra, rivela due figure umane e asessuate ricoperte interamente da una calza, una chiara e l’altra scura, che puntano fasci di luce al centro dell’immagine. Fotografo e artista concettuale inglese, Hilliard si è interessato da sempre alla percezione nella società del doppio in fotografia cioè del doppelgänger, sosia in italiano. Continua a leggere su Exibart