Al MAMAC di Nizza la mostra « Vita Nuova » traccia l’iperbole dell’arte italiana nel decennio di gloria dei ’60 e della metà degli anni ’70, tra immensi nomi e produzioni meno note.
Il MAMAC di Nizza accoglie “Vita Nuova. Nouveaux enjeux de l’art en Italie 1960-1975”, ovvero uno sguardo sulla creazione visiva, il design, la letteratura e il cinema di un periodo cruciale della storia italiana. Dopo 40 anni dalla mostra di riferimento “Identità italiana. Arte in Italia dal 1959” curata da Germano Celant al Centre Pompidou, questa propone una cinquantina di artisti, noti o meno, attivi a Roma, Milano, Firenze, Torino e Genova. Il percorso si disloca lungo tre tematiche quali Una società dell’immagine, Ricostruire la natura e Memorie del corpo che accolgono oltre 130 opere e diversi documenti d’archivio, come la rivista Marcatré: notiziario di cultura contemporanea (1967) o Cartabianca: contestazione estetica e azione politica (1968). Curata da Valérie Da Costa, critica e storica dell’arte, la mostra ha diversi punti di interesse come quello di aver calato la creazione artistica nel suo contesto storico-sociale e aver dato visibilità a diverse artiste meno note all’estero. L’Italia degli anni Sessanta e Settanta, dopo il miracolo economico dei primi anni ’60 soccombe agli anni di piombo, alla crisi energetica del 1973, mentre il 1975 è segnato dall’assassinio di Pier Paolo Pasolini. L’indimenticabile Monica Vitti in Deserto Rosso (1964) di Michelangelo Antonioni, il leggendario Marcello Mastroianni nella Dolce Vita (1960) di Federico Fellini e la Roma di Accattone (1961) di Pier Paolo Pasolini, ci introducono all’immagine della donna e allo spirito di quel periodo. Continua a leggere su Exibart