« Henri Cartier-Bresson: Chine 1948-1949|1958 », la mostra, accolta fino al 2 febbraio presso la Fondazione Henri Cartier-Bresson a Parigi
Una Leica sempre con sé per cogliere il momento decisivo ossia Henri Cartier-Bresson (1908-2004). Un viaggiatore infaticabile che ha attraversato il mondo per catturare società e culture diverse, restituite da fotografie eloquenti in bianco e nero. Maestro incontestato del fotogiornalismo, nel 1947 fonda con Robert Capa, George Rodger, David Seymour, Maria Eisner e William e Rita Vandivert, la Magnum Photos, nota cooperativa fotografica. Dotato di una capacità analitica e di un tempismo fuori dal comune, HCB (acronimo di Henri Cartier-Bresson), ci ha restituito istanti di vita unici e irripetibili dall’India di Gandhi alla Cuba di Fidel Castro, dalla Cina del Kuomintang alla Repubblica Popolare Cinese, dall’Unione Sovietica al Messico. Le sue foto, dirette e senza messa in scena, sono apparse su riviste illustrate come Life, Epoca, Paris Match e Queen. Saranno proprio queste ultime a pubblicare simultaneamente Chine 1958, il grande reportage di HCB sulla Cina comunista.
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