30 anni fa s’inaugurava il primo salone del libro di Parigi per festeggiare l’evento sono stati invitati 90 autori, internazionali e francesi, all’insegna dello scambio letterario tra le diverse culture. In quest’occasione abbiamo incontrato Marie Desplechin, autrice per ragazzi, sulla cresta dell’onda da diversi anni. Tra le pubblicazioni ricordiamo Strega no (Salani ed.) e Una goccia d’amore in un mare d’amicizia (San Paolo ed.), mentre in Francia è appena uscito Rien ne va plus (L’Ecole des Loisirs).
I suoi racconti, che attraversano un universo tutto al femminile, sembrano inserirsi spontaneamente in una tradizione dedicata alla letteratura per giovani donne.
M.D. « Non ci avevo mai pensato però riflettendoci mi viene in mente che da giovanissima ho letto due libri per ragazzi che ho adorato. L’amazone bleue e Chevrette et Virginie di Françoise d’Eaubonne, nota femminista. Questi due racconti, che rilessi anche più tardi, hanno cambiato qualcosa in me. Comunque il fatto che le mie eroine siano delle ragazze, non è legato a una scelta ideologica, il fatto è che con loro mi sento più a mio agio, soprattutto quando si comincia ad entrare in una certa intimità psicologica. Forse se raccontassi dell’universo di un ragazzo avrei più dubbi sulla veridicità dei sentimenti del protagonista. Insomma a priori è una scelta spontanea, naturale, a posteriori sono contenta di narrare di eroine femminili. Quello che mi auguro e che anche i ragazzi leggano le mie storie. Mi capita spesso di sentire frasi come “vorrei un libro per ragazze!” o viceversa, credo sia un’assurdità visto che io ho letto con passione tante storie con protagonisti maschili come Tom Sawyer. In superficie un libro può essere percepito diversamente ma andando in profondità ci sono delle emozioni che parlano a tutti come il conflitto tra genitori e figli. »
Si parla ultimamente di semplificazione della lingua francese, qual è la sua reazione?
M.D. « Sono per la semplificazione della lingua anche se adoro la lingua francese e ho una cultura molto classica, ma al di là del fatto nostalgico, credo che stia diventando una necessità. In Francia, stiamo assistendo alla nascita di una doppia lingua, una lingua dei dotti e un’altra popolare, viva e in continua evoluzione. La lingua francese, intendo quella dei dotti è molto bella, ma anche molto arcaica, è una lingua rimasta ancorata al XIX secolo difficile da padroneggiare. I dotti, che non amano affatto la lingua popolare, la vogliono conservare, ma a forza di salvaguardarla si finirà per uccidere la lingua stessa. Autori come Montaigne e Rabelais sono stati tradotti in un francese moderno con lo scopo di renderli accessibili alla lettura, per farli conoscere. La lingua è al nostro servizio e non il contrario. A sostegno di questa mia tesi ho trattato l’argomento sul sito www.lelocuteur.info »
Come alimenta questo suo mondo letterario dove i ragazzi sembrano aprirsi con tanta sincerità e spontaneità?
M.D. « L’infanzia è una parte molto viva in me, faccio parte di quella categoria di persone, che sia per volontà o per destino, sono legate a questo universo. Trascorro volentieri gran parte del tempo con i giovanissimi, certo non con lo scopo di documentarmi ma liberamente. Li incontro in situazioni diverse come per esempio nelle scuole per dei workshop di scrittura, inoltre ho tre figli di cui uno di 14 anni. »
Quando inizia a scrivere una storia ne traccia prima le linee guida?
M.D. « Quando scrivo un libro lo faccio senza schemi prestabiliti, non mi dico ecco adesso scrivo una storia sull’immigrazione perché voglio dire questo o quello ai giovani d’oggi.’ Le mie storie nascono da un ricordo, da una storia raccontatami da un ragazzo di periferia che ha incontrato una tipa antipatica dal cappello calato sugli occhi e con i jeans stracciati. Quello di cui sono certa, all’inizio di ogni storia, e che metterò tutta me stessa nel scriverla che sarà carica di valori perché sono io che sono così. »
Progetti?
M.D. « Sto scrivendo un romanzo che uscirà a settembre con la casa editrice L’Ecole des Loisirs. Tra le tante cose sto scrivendo un testo, in collaborazione con il musicista Nicolas Frize, insieme stiamo montando un coro di cento persone che andrà in scena tra due mesi ad Amiens, in Picardia. »
Intervista pubblicata su www.letteratura per ragazzi.it 04/2010